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Riccardo Muti e la musica per educare alla vita
in un volume tra riflessioni e lezioni
(di Elisabetta Stefanelli) RICCARDO MUTI, 'RECONDITA ARMONIA. Educare alla musica per educare alla vita'. Con Armando Torno. (Rizzoli, pag. 219, euro 18.50). "Per affrontare degnamente la sua Nona bisognerebbe prepararsi chiudendosi in un convento o in un monastero, oppure isolarsi come uno stilita su una colonna a meditare. Solo allora si potrebbe andare sul podio consapevoli di essere una nullità dinanzi al messaggio di quel capolavoro che con grande audacia ci si appresta a dirigere". Riccardo Muti in queste poche parole, che aprono il capitolo ''Sinfonia e dintorni'' del volume scritto con Armando Torno, Recondita armonia, riassume alcuni dei punti fondamentali non solo di questo libro ma della sua intera, quanto importante, esperienza artistica. Il primo punto è quello dell'importanza dell'insegnamento della musica nelle scuole, questione che ha tante volte affrontato in un dialogo continuo con la politica che - almeno lui - cerca di tenere sempre aperto, e che forse potrebbe portare dei frutti se trovasse finalmente posto in Parlamento, come meriterebbe, tra i senatori a vita. In ogni caso la richiesta del maestro è quella di far abbandonare l'insegnamento dell'inutile quanto molesto piffero perchè ''è la musica che ci può aiutare a costruire una società migliore'', perchè ''ci educa, aiuta ad educarci, e sono tanti anni oramai che combatto per l'insegnamento della musica, del cantare insieme''. Sempre sorella minore rispetto alla storia dell'arte nelle scuole. Cosa che per altro, sottolinea Muti, sarebbe un modo anche per dare lavoro ai tanti giovani che escono dai conservatori. Moltiplicare le orchestre, restaurare i piccoli teatri e affidarli ai giovani, spiega Muti che ha all'attivo tante iniziative dedicate ai giovani dall'Orchestra Cherubini all'Academy. ''L'ignoranza della musica è ignoranza delle proprie radici - sostiene ancora Muti - e senza radici qualunque pianta muore. Siamo un Paese straordinario e potremmo essere molto più rispettati di quanto siamo''. Il rispetto infatti è l'altro dei nodi fondamentali del lavoro del maestro, rispetto nei confronti dei compositori e del loro lavoro. ''credo che sia fondamentale per un musicista l'umiltà nei confronti della musica stessa, non solo della partitura dell'autore, del compositore, del librettista, ma un atteggiamento sempre di scoperta e di ricerca''. Per trasmettere tutto questo all'orchestra poi non basta muovere le braccia ma conta il rapporto con i musicisti: ''Spesso quando dirigo oggi, in realtà non lo faccio nel senso tradizionale del termine. Rimango immobile, ma comunico con l'orchestra attraverso lo sguardo e gli altri segnali impercettibili al pubblico''. Insomma il maestro auspica un rapporto più intenso, un teatro che sia momento comune nel vero senso del termine: ''Vorrei che certe liturgie scomparissero: gli applausi, gli abiti scuri, l'ingresso solenne dei musicisti, i pinguini dietro al capo pinguino...Sogno concerti senza barriere tra artisti e spettatori, dove tutti partecipino attivamente''. Lui con il suo indomito peregrinare non si risparmia certo, cercando di dare un segno concreto come fa con gli annuali concerti de Le vie dell'amicizia per il Ravenna festival. E come fa in queste pagine che si concludono con una serie di sue lezioni su alcuni capisaldi della sua carriera, dal Don Pasquale di Donizetti al Simon Boccanegra di Verdi.
G.M.Castelo--PC