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Rof, applausi e ovazioni per l'Equivoco Stravagante
Opera a Teatro Rossini continua a far ridere dopo oltre 200 anni
(di Federica Acqua) Dieci minuti di applausi e ovazioni hanno accolto ieri sera al Teatro Rossini di Pesaro la presentazione de l'Equivoco stravagante, seconda opera in cartellone del 45/simo Rossini Opera Festival dopo Bianca e Falliero. Un entusiasmo che ha punteggiato con risate e battimani anche a scena aperta tutto lo spettacolo dovuto al perfetto amalgama tra la regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier, la direzione di Michele Spotti sul podio della Filarmonica Gioachino Rossini e l'interpretazione vocale e teatrale dei protagonisti: Nicola Alaimo (Gamberotto), Maria Barakova (Ernestina), Carles Pachon (Buralicchio), Pietro Adaìni (Ermanno), Patricia Calvache (Rosalia), Matteo Macchioni (Frontino). Il dramma giocoso, scritto da un Rossini poco più che diciottenne su libretto di Gaetano Gasbarri per il Teatro del Corso di Bologna, dove andò in scena il 26 ottobre del 1811 e ritirato dopo solo tre repliche perché "contrario alla pubblica decenza", era stato inscenato dal Rof alla Vitrifrigo Arena nel 2019 nell'edizione critica della Fondazione Rossini depurata dalle volgari aggiunte che l'avevano appesantito nel corso del tempo per far ridere il pubblico. Riproposto quest'anno nell'antico e raccolto Teatro Rossini, ha potuto godere di una cornice perfetta per apprezzare da vicino la miriade di doppi sensi ed esilaranti nonsensi che infarciscono il libretto. La storia è quella di Gamberotto, villano ripulito che vuol sistemare la figlia Ernestina che si dà arie da filosofa col ricco bellimbusto Buralicchio. Ma la bella è ambita anche da Ermanno, povero ma sinceramente innamorato, che assunto come precettore può avvalersi della complicità dei servi Frontino e Rosalia. Per favorirlo i due fanno credere a Buralicchio che Ernestina è in realtà Ernesto, musico mancato e per di più castrato, che ha preso sembianze femminili per non andar soldato. Ne nascono una serie di equivoci ed esilaranti colpi di scena, che implicano anche l'imprigionamento della fanciulla denunciata da Buralicchio ai gendarmi e salvata da Ermanno cui nel finale verrà concessa in sposa. I registi ambientano l'opera in un unico spazio, la casa di Gamberotto, dove un quadro agreste attesta orgogliosamente le origini agricole del proprietario, ma diventa anche una finestra per far entrare e uscire i personaggi e movimentare il palco in una narrazione serrata e piena di colpi di scena teatrali, che si abbinano ad una musica intrisa d'influenze mozartiane, ricca di recitativi ma già presaga del Rossini futuro. Gli interpreti vi si muovono in costumi ottocenteschi realizzati da Agostino Cavalca e ispirati alle caricature del vignettista Honoré Daumier che ne ridicolizzano le fattezze con lunghi nasi, grandi pance e grossi sederi, obbedendo ad una regia molto teatrale su scene di Christian Fenouillat, che li vuole sempre in movimento e contribuisce assieme al Coro del Teatro della Fortuna preparato da Mirca Rosciani a consegnare al pubblico un vero gioiello. Repliche il 12, 16 e 21 agosto.
X.Matos--PC