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Il telescopio Webb fa l'autopsia di un pianeta
Ricostruita la dinamica che lo ha portato a disintegrarsi
Svolta nelle indagini sulla drammatica fine di un pianeta che si è consumata nella Via Lattea a circa 12.000 anni luce da noi: non è stato divorato da una vecchia stella in espansione come ipotizzato in un primo momento, ma al contrario è stato il pianeta stesso a stringere sempre più la sua orbita intorno alla stella fino a lasciarsi cadere verso di essa disintegrandosi. La dinamica è stata ricostruita in uno studio pubblicato su The Astrophysical Journal grazie alle osservazioni del telescopio spaziale Webb, gestito dalle agenzie spaziali di Stati Uniti, Europa e Canada. L'evento è stato individuato per la prima volta nel 2020 come un lampo di luce visibile (denominato ZTF SLRN-2020) grazie allo Zwicky Transient Facility presso l'Osservatorio Palomar del Caltech a San Diego, in California. I dati raccolti dalla missione Neowise (Near-Earth Object Wide-field Infrared Survey Explorer) della Nasa hanno mostrato che la stella si era già illuminata nell'infrarosso un anno prima, suggerendo la presenza di polvere. Questa indagine del 2023 portò i ricercatori a credere che la stella fosse simile al Sole e in fase di invecchiamento, prossima ormai a diventare una gigante rossa che si espande man mano che esaurisce il suo combustibile. Si pensava insomma che potesse essere la prima stella osservata nell'atto di inghiottire un pianeta, ma lo strumento Miri del telescopio Webb ha raccontato una storia completamente diversa. I ricercatori hanno infatti scoperto che la stella non era così luminosa come avrebbe dovuto essere se si fosse evoluta in una gigante rossa, il che indicava che non vi era alcun rigonfiamento che avrebbe inghiottito il pianeta. In realtà il pianeta (grande quanto Giove) orbitava attorno alla stella più vicino di quanto Mercurio orbiti attorno al Sole. Nel corso di milioni di anni si è avvicinato sempre di più, fino a 'sfiorare' l'atmosfera della stella. A quel punto è iniziato un processo inarrestabile che ha portato il pianeta a precipitare verso la stella. L'impatto ha espulso gas dagli strati esterni della stella che si sono poi condensati in polvere fredda. Sebbene i ricercatori si aspettassero una nube di polvere più fredda in espansione attorno alla stella, un'osservazione con lo strumento NirSpec ha rivelato un disco circumstellare caldo di gas molecolare più vicino, contenente molecole come il monossido di carbonio. Un ambiente che ricorda quello in cui si formano nuovi pianeti, anche se in questo caso è avvenuto l'esatto opposto.
A.Seabra--PC