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Hollywood si inchina a Coppola, premio alla carriera
Lucas, 'un eroe'. Spielberg, 'Il Padrino miglior film americano'
(di Lucia Magi) Steven Spielberg, George Lucas, Martin Scorsese. E poi ancora Robert De Niro, Al Pacino, Dustin Hoffman, Harrison Ford: tutti riuniti a Hollywood per consegnare il premio alla carriera al decano del cinema internazionale Francis Ford Coppola. L'ottantaseienne regista di classici come 'Il Padrino' e 'Apocalypse Now' ha ricevuto il tributo di altre leggende della settima arte, che lo hanno lodato per aver combattuto il sistema e ridefinito il modo di raccontare le storie. "Francis è il mio eroe", ha detto senza mezzi termini Lucas, che gli fece da 'ombra' sul set di 'Sulle ali dell'arcobaleno' nel 1968. "Quando avevo 22 anni, mi ha insegnato a non aver paura di saltare dal burrone. Ho vissuto con questo insegnamento per il resto della mia vita, anche se non sono arrivato al suo livello", ha raccontato il creatore di 'Star Wars', che con Coppola poi fondò a San Francisco la casa di produzione American Zoetrope, che dal 1980 al 1990 incassò 15 Oscar e 68 nominations. Spielberg, che lo ha incontrato per la prima volta nel 1967, ha definito 'Il Padrino' "il più grande film americano mai realizzato". "Sei un guerriero per gli artisti indipendenti, per come difendi le loro cause, ma sei anche impavido per come sei sempre aperto a idee, opinioni e ispirazione. Hai preso ciò che è venuto prima e hai ridisegnato i canoni del cinema. Così facendo hai ispirato una generazione di narratori", ha detto l'autore di E.T, Indiana Jones e Schindler's list. L'onorificenza è stata assegnata dall'American Film Institute, la prestigiosa scuola di cinema appollaiata sulle pendici delle Hollywood Hills, che ogni anno stila una lista dei migliori film mai realizzati, organizza il festival più importante di Los Angeles e, nel corso degli anni, ha tributato lo stesso premio a personaggi del calibro di Alfred Hitchcock, Martin Scorsese, Jack Nicholson e Al Pacino. Sabato sera, la cerimonia si è tenuta al Dolby Theatre, il cinema in cui vengono assegnati gli Oscar, e per l'occasione, l'Hollywood boulevard si è di nuovo vestito a festa, con un lungo tappeto rosso e schiere di telecamere e fotografi. Davanti alla platea di veterani e nuove leve del cinema, Coppola si è commosso. "Ora capisco che questo posto che mi ha creato, la mia casa, non è affatto un luogo, ma siete voi, amici, colleghi, insegnanti, compagni di giochi, familiari, vicini, tutti questi volti meravigliosi che mi danno il benvenuto", ha detto il regista, patriarca anche di una fruttuosa dinastia di cineasti. Famoso per aver gettato cinque dei suoi Oscar dalla finestra in un impeto di rabbia durante le complicate riprese di 'Apocalypse Now' (il sesto, alla carriera, lo ricevette parecchio dopo, nel 2010), Coppola ha ascoltato i tributi di molti degli attori con cui ha lavorato in quasi sei decenni di scrittura e di lavoro dietro alla macchina da presa: De Niro, Pacino, Diane Lane, Harrison Ford, Ralph Macchio, Adam Driver. Dustin Hoffman ha scherzato sul fatto che Coppola, fin dai tempi della "New Hollywood" abbia lanciato la carriera di tanti giovani attori, ma ha scritturato lui solo l'anno scorso per Megalopolis, quando "avevo già 86 anni!". Quest'ultimo travagliato progetto, costato 120 milioni di dollari, finanziato in gran parte dalla vendita dei vigneti di famiglia e con un botteghino di appena 14 milioni, diventerà presto un graphic novel nelle mani di Chris Ryall.
A.Magalhes--PC
