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Il governo ci riprova, a Gjader arrivano 40 migranti
L'Albania si prepara. Corte Ue, ok decreto su Paesi terzi sicuri
(dell'inviato Domenico Palesse) Il centro migranti di Gjader somiglia a un gigantesco blocco di cemento immerso nelle campagne della periferia albanese, tra qualche sparuta fattoria e un paio di cave. Gli unici rumori sono quelli dei trattori o dei furgoncini adattati ad autobus di linea che percorrono la strada dissestata. Sotto un cielo che non promette niente di buono, un paio di ciclisti si girano istintivamente verso il grande cancello grigio, attirati dal suono sordo della chiusura, lo stesso che domani seguirà l'ingresso dei 40 migranti in arrivo dall'Italia. Lasceranno il Cpr di Brindisi e imbarcheranno su nave Libra, per quello che potrebbe essere l'ultimo impiego sotto bandiera italiana dell'imbarcazione che tra qualche mese passerà nella flotta proprio dell'Albania. Per la quarta volta, dunque, il governo italiano prova a trasferire i migranti sull'altra sponda dell'Adriatico. Stavolta, però, non dovrebbero esserci particolari sorprese grazie al decreto dello scorso 28 marzo che consente il trasferimento non più solo dei richiedenti asilo intercettati in mare, ma anche degli irregolari cui il questore ha consegnato il decreto di espulsione ed un giudice ha convalidato la permanenza in un Cpr, proprio come quello albanese. Nella struttura tutto sembra pronto, anche se non sono ancora chiari i tempi del trasferimento e la nazionalità dei 40 migranti in arrivo. "Riscontriamo una grande opacità", sono state le parole di Francesco Ferri, attivista di ActionAid e membro del tavolo Asilo e Immigrazione che oggi ha visitato il centro. "Abbiamo l'impressione che con il cambio di destinatari di questa struttura - ha sottolineato -, il livello di opacità sia ulteriormente aumentato, segno di difficoltà da parte del governo". Dello stesso parere anche la deputata del Pd, Rachele Scarpa, che ha guidato la delegazione nella visita alla struttura. "L'indeterminatezza delle informazioni che abbiamo a disposizione è completa - ha detto -. Non sappiamo quando queste persone arriveranno, da quale Cpr provengono o di che nazionalità sono. L'unica cosa che siamo riusciti ad acquisire è che si tratta di 40 persone, come annunciato dallo stesso Piantedosi. C'è un clima di mancata trasparenza che dovrebbe far riflettere". Dall'altro lato dell'Adriatico arriva anche l'eco delle conclusioni della Corte di giustizia europea sul protocollo Italia-Albania pubblicate proprio alla vigilia dell'ennesimo trasferimento. "Uno Stato membro - scrive l'avvocato generale della Corte, Richard de la Tour - può designare Paesi d'origine sicuri mediante atto legislativo", come ha fatto l'Italia. Ma c'è un ma, ed è anche piuttosto importante. Lo Stato in questione, infatti, deve anche "divulgare, a fini di controllo giurisdizionale, le fonti d'informazione su cui si fonda la designazione", sulla quale resta immutato il diritto dei giudici di verificarne la legittimità. Un parere, quello dell'avvocato, che non è comunque vincolante mentre Bruxelles attende la sentenza della Corte, prevista tra fine maggio e inizio giugno. In attesa che si dirimano controversie e polemiche, a Gjader ci si prepara ad ospitare i primi migranti in un'area che può contenere al momento 48 persone, ma "che diventeranno 144", come ha ribadito oggi il direttore centrale dell'Immigrazione e della Polizia delle frontiere, Claudio Galzerano, in audizione in Commissione Affari costituzionali. Galzerano ha difeso la decisione del governo di utilizzare la struttura albanese. "Se i Cpr funzionano - le sue parole -, poter contare su dei posti suppletivi per effettuare l'attività di riconoscimento consolare in preparazione dell'attività di rimpatrio diventa fondamentale. Il vantaggio è avere un 15% di posti in più rispetto alla platea di cui disponiamo e quindi facilitare il numero dei rimpatri". In Italia sono 10 i Centri, con una disponibilità di posti teorica di 1.400 "ma quella effettiva è di poco più di 700 perché sono soggetti continuamente a devastazione", ha spiegato, ricordando che "un trattenuto su due nei Cpr viene rimpatriato". Intanto a Gjader le nubi hanno mantenuto la promessa e le gocce di pioggia cominciano a ticchettare sull'acciaio delle recinzioni, mentre il contadino della fattoria accanto ripone il rastrello e si ripara sotto la tettoia in legno della sua fattoria. Senza recinzioni.
A.P.Maia--PC